Sabato 20 novembre si è svolta in Cattedrale la trentaseiesima Giornata Mondiale della Gioventù diocesana, organizzata dalla consulta diocesana di Pastorale Giovanile e guidata dall’Arcivescovo Marco, che per volere di Papa Francesco da quest’anno cade nella solennità di Cristo Re invece che nella Domenica delle Palme.
Il tema di questa GMG è stato “Alzati e testimonia”: il messaggio del Papa, guardando alla conversione di San Paolo, ci vuole chiamare ad uno ad uno per nome, per invitarci ad aprire gli occhi e ad accorgerci tanto della fragilità quanto della bellezza del mondo in cui viviamo, a cambiare prospettiva, a convertirci e a essere testimoni. In particolare ci invita ad essere testimoni delle nostre esperienze di fede e di avere il coraggio di difendere la giustizia sociale e l’ecologia integrale. Durante l’incontro abbiamo ascoltato due testimonianze su questi temi, per poi provare a riflettere insieme in piccoli gruppi su cosa sia importante per noi, per cosa sentiamo che vale la pena alzarsi e testimoniare, seguendo l’invito del Papa. Nello spirito del Sinodo della chiesa italiana, è stato questo un autentico momento di ascolto delle voci di ciascuno di noi, in dialogo con l’Arcivescovo padre Marco.
La prima testimonianza che abbiamo potuto ascoltare è stata quella di Manuela, responsabile per la nostra diocesi del progetto Policoro, promosso dalle CEI per creare una rete solidale per incentivare il lavoro per i giovani, che ci ha raccontato della sua esperienza alla settimana sociale dei cattolici italiani di Taranto dello scorso ottobre. A Taranto, città storicamente divisa tra la produzione delle acciaierie e la tutela dell’ambiente e dove ancora oggi si deve continuamente scegliere tra la salute dei bambini e il posto di lavoro degli operai, si sono riunite oltre settecento persone, tra laici, consacrati e vescovi italiani, per affrontare insieme il tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”. Reduce da questa esperienza, Manuela ci invita a essere tutti testimoni della bellezza della nostra terra, della nostra Casa Comune, e a difendere l’ecologia integrale che, ci ricorda anche Papa Francesco, è ben diversa dall’ecologia ambientale perché al centro pone l’uomo con tutte le sue fragilità e vulnerabilità. Non si può avere cura della natura se non si ha cura anche delle persone, se non si restituisce dignità agli ultimi e agli esclusi, se non si educa all’inclusione. Possono sembrare concetti scontati ma non lo sono affatto, e noi tutti siamo chiamati a rifletterci e ad agire per la cura della nostra casa comune e del nostro prossimo.
Francesco, seminarista, ci racconta invece dell’esperienza di accoglienza del Seminario, che ha ospitato alcune famiglie afgane fuggite dal loro paese quest’estate. In particolare ci racconta di una famiglia pashtun con cui ha potuto condividere alcuni momenti che possono essere per tutti noi u esempio di quanto sia importante e bella la fratellanza nella fede. Tutti noi abbiamo piccole e grandi responsabilità nei confronti dei più fragili, dei più deboli, dei più emarginati. Dobbiamo sentirci responsabili dei nostri fratelli e questo per noi non è un compito da bravi cristiani, ma dev’essere fonte di gioia perché dentro questa nostra responsabilità sta anche la possibilità di fare del bene. Per quanto possa essere un piccolo gesto come una cena insieme, portare una famiglia Pashtun a vedere il mare per la prima volta, dedicare un momento agli altri per ascoltarsi e chiacchierare insieme: il bene che possiamo fare con questi piccoli gesti è eterno.
Abbiamo poi potuto riflettere insieme in piccoli gruppi su cosa per noi vale la pena alzarsi e testimoniare: tanti sono stati i messaggi lasciati anche attraverso internet all’Arcivescovo padre Marco, in un momento di dialogo insieme a lui. Padre Marco ci ha invitato anche a riflettere su come poter stare vicino a un fratello o a una sorella per cui non vale più la pena alzarsi, come poter intuire il loro disagio e come poterlo condividere. Tante sono le persone che incontriamo durante le nostre giornate, siamo noi in grado di capirle, di accorgerci delle loro fragilità e del loro disagio? Soprattutto siamo in grado di capire che storia sta scrivendo Dio con noi insieme agli altri? Chiediamo al Signore la grazia del discernimento per vedere la presenza di Dio nei nostri fratelli e sorelle e di cogliere la storia che Dio fa in chi ci sta accanto nella nostra vita.
Al termine dell’incontro abbiamo voluto fare anche un piccolo gesto concreto: per testimoniare concretamente Cristo Re che regna servendo, abbiamo raccolto delle coperte e dei sacchi a pelo per l’emergenza freddo, che abbiamo portato insieme in processione al Centro Banchi dove ha sede il Centro d’Ascolto per le persone senza fissa dimora di Caritas e dove abbiamo concluso in preghiera il nostro incontro.
Francesca Marrollo
Alcune foto della serata
Il video del discorso dell’Arcivescovo ai Giovani