Il gruppo lavoro di Gioia Piena lunedì 6 marzo ha proposto il secondo incontro, dei due programmati, sulla tematica della disoccupazione. Dopo aver riflettuto sul mondo del lavoro alla luce delle testimonianze di chi è disoccupato, questo secondo momento ha voluto mettere a fuoco le risposte che la pubblica amministrazione (con il consigliere comunale Cristina Lodi), l’imprenditoria (con Bacci Costa), il sindacato (con Andrea Sanguineti) e il mondo delle cooperative (con Vittorio Balzini) possono dare a chi non trova spazio occupazionale. I relatori hanno indicato possibili piste e prospettive volte alla creazione di sinergie virtuose. Solo facendo rete, mettendosi insieme, lavorando per formarsi, i problemi possono trasformarsi in possibilità. L’incontro è, pertanto, servito non solo per prendere dolorosa coscienza delle ferite di chi soffre sulla propria pelle la mancanza di lavoro, ma anche per creare uno spazio di dialogo tra gli attori coinvolti. Al termine dell’incontro, inoltre, è intervenuto Mons. Marino Poggi il quale proposto una riflessione sulla irriducibilità del lavoro a retribuzione; se si scambia questa dimensione così importante della socialità e dell’umanità con il mero ricavo dell’utile, si finisce per svilire l’essere umano e la sua dignità.
La serata è stata, dunque, l’occasione per mettere al centro il vero cuore della tematica del lavoro, l’uomo. L’umanità deve tornare ad essere il centro delle politiche del lavoro e non può essere ridotta a strumento al servizio dell’economia, come ricorda papa Francesco nella Laudato sì. Solo rimettendo l’uomo al centro si potrà creare un sistema virtuoso, fecondo, capace di generare futuro. Diversamente, se il focus continuerà ad essere l’accumulo, se l’umanità continuerà ad essere ridotta a risorsa, se sul lavoro si continuerà a ragionare in termini di costi/ricavi, difficilmente si potrà uscire da una crisi in cui un’intera generazione è nata senza uscirne, poiché si continuerà a vedere in chi cerca lavoro un fondo da esaurire e non qualcuno a cui dare fiducia, su cui investire, con cui avviare un percorso fecondo, generativo, come il lavoro dovrebbe essere. Investimento sul lavoro (in particolare sui giovani), redistribuzione della ricchezza, feconde relazioni generazionali fondate sulla fiducia reciproca, ecco alcune delle parole importanti da rifare nostre nell’epoca della cultura dello scarto.
Permettere occasioni di incontro, ascolto, condivisione significa contribuire a portare luce e senso alle ferite di chi vive sulla propria pelle le difficoltà del mondo del lavoro; esse, spesso, nascono da un contesto sociale in cui sono considerati valori la frammentarietà, la precarietà e legami deboli, tutti frutti della cultura dello scarto che tratta l’altro come oggetto da esaurire. Solo una rinnovata cultura del dono e della cura che vede nel prossimo una persona e un valore in sé può, realmente ed efficacemente, apportare speranza, rinnovamento, felicità pubblica. In questo orizzonte la realtà del lavoro, così determinante per la storia di Genova, assume una importanza specifica: è una delle dimensioni che permettono all’esistenza umana di compiersi, di essere un rendimento di grazie vivente.
Prossimi appuntamenti a cui invitiamo a partecipare sono: la S. Messa per i lavoratori Venerdì 17 Marzo alle ore 18 in Cattedrale, Giovedì 30 Marzo in S. Marta a partire dalle ore 18 fino alle 21 ( Vespri, S:Messa e Adorazione Eucaristica ) animata dal mondo del lavoro per la visita del Santo Padre a Genova. Ed infine non dimentichiamoci il S. Rosario per i lavoratori TUTTI I MARTEDI’ alle 18 in S. Marta e le S. Messe per i lavoratori il martedì a S. Zita ed il mercoledì a N. S delle Vigne alle ore 13:15.
Davide Penna