Svolta al Santuario N. S. della Guardia la Veglia di Pentecoste 2023

La veglia di Pentecoste inizia con un incontro, una prima conoscenza, tra i vari gruppi che parteciperanno alla Giornata Mondiale della Gioventù, ma non solo, abbiamo anche iniziato a conoscere alcuni dei Santi che ci accompagneranno nel nostro pellegrinaggio a Lisbona quest’estate. Abbiamo incontrato Piergiorgio Frassati, che ha donato la sua vita mettendosi in gioco nella politica e nel sociale, mettendosi sempre al servizio dei più poveri. La seconda figura che abbiamo incontrato è Don Milani, proprio nei giorni in cui cade il centenario dalla sua nascita. Lui aveva come scopo il rendere accessibile l’istruzione, un tema che ancora oggi ci tocca molto.

Abbiamo poi incontrato le figure di Carlo Grisolia e Alberto Michelotti, che sono i primi amici nella storia a condividere la causa di santificazione, che ancora è in atto. Erano Genovesi come noi, cresciuti in val Bisagno, e con le testimonianze dei loro amici, poter toccare con mano la loro realtà ci permette di capire che per essere santi non bisogna fare altro che amare Dio e chi abbiamo al nostro fianco. L’ultima figura che abbiamo incontrato è quella di sant’Antonio da Padova, che proprio di Padova non era, era nato e cresciuto a Lisbona e per questo è uno dei patroni della GMG di quest’anno. La sua missione è stata quella di combattere l’usura, una grande piaga del suo tempo e forse di tutti i tempi. Con lui ci siamo chiesti quanto l’aspetto economico sia importante e gravoso nella vita dei giovani. Gli incontri continuano dopo la cena quando inizia la veglia all’interno del Santuario con alcune testimonianze alternate da canti.

Abbiamo ascoltato Monica, che fa servizio con Centro Storico Ragazzi, una realtà viva e ricca di occasioni di incontro, dove non solo i ragazzi si sentono a casa, ma anche chi fa servizio; infatti, è proprio in questo mondo che Monica trova la sua strada, la sua vocazione, quella all’educazione. È il momento di due giovani coppie: Matteo e Ida si sono appena sposati e raccontano come intendono conciliare il loro essere sposi e il loro essere cristiani attraverso il servizio, sottolineando lo stretto collegamento tra il prendersi cura della vita degli altri con il prendersi cura della propria vita. Alessandro ed Elisa sono prossimi al matrimonio e parlano di quanto sia difficile non vivere a compartimenti stagni, ma vivere a pieno la nostra giovinezza. “Non possiamo scegliere quando amare e quando essere amati”, una frase di Elisa e che riassume bene il fatto che il nostro tempo è diverso dal tempo di Dio.

Infine, gli ormai novelli sacerdoti, Don Stefano e Don Davide. Il primo parte con una citazione: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”. Si domanda: cosa di queste grandi cose gli altri vedono in me? Tutto quello che noi siamo è frutto delle cose che Dio ha costruito in noi e metterle al servizio del Signore è il modo migliore per glorificare Dio. Don Davide racconta la sua vocazione partendo da una metafora: “Dio mi ha regalato un paio di occhiali, un modo nuovo di guardare la realtà intorno a me e lo ha fatto donandomi la vocazione”, gli occhiali non sono uguali per tutti, Dio ne dona un paio adatto a ciascuno di noi.
A chiudere gli incontri è l’Arcivescovo che ricorda che il nostro Dio non è un Dio venuto a risolvere i nostri problemi, ma è venuto per dare un senso alle nostre ferite, ai nostri momenti di difficoltà e di dolore. Padre Marco ci domanda e ci invita domandarci da soli: “Come mi vede il Signore? Cosa pensa di me?” e aggiunge “Se pensassimo più a questo avremmo una vita molto più bella!”.

Si inizia ad avvicinare la fine della veglia e, dopo un momento di condivisione con chi abbiamo vicino, giunge il momento in cui tutti i giovani che stanno vivendo un momento di passaggio vengono chiamati all’altare per ricevere un simbolo che sottolinea l’offrire a Cristo ogni momento della nostra vita, ogni momento importante: chi compie 14 o 18 anni, chi inizia un servizio, chi si sposa e chi viene ordinato sacerdote.
Siamo all’ultima pagina della veglia, la più simbolica, quella in cui ci raduniamo in preghiera intorno al fuoco. Il fuoco simboleggia lo Spirito Santo che è disceso sugli apostoli durante la Pentecoste e che ancora oggi discende su noi. Padre Marco accende il fuoco, dà la benedizione mentre continuano i canti, un momento in cui non possiamo non sentire la presenza del Signore tra noi, anche perché, come dice Sant’Agostino: “Chi canta prega due volte”.

Alissa Piu

 

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