Un meraviglioso poliedro. E’ stato questo lo slogan scelto per la 60esima Giornata mondiale delle vocazioni che si è svolta domenica 30 aprile in tutte le diocesi del mondo. Anche la nostra arcidiocesi ha celebrato questa data in modo unitario con una veglia di preghiera il venerdì precedente nella chiesa di San Matteo e poi, diffusamente, nelle parrocchie il giorno prefissato.
Nelle intenzioni di papa Francesco la vita cristiana, risposta a Dio che sta alla porta del cuore e bussa, ha molte sfaccettature, è una sequela che mette in campo le inclinazioni di ciascuno dando vita così ad un poliedro colorato che rende bella la Chiesa e la rende affascinante agli occhi distratti del mondo. In realtà è un’immagine che riprende la bellezza stessa di Cristo e che è offerta a ciascuno: soltanto insieme a lui ed alla Grazia è possibile rendere ciascuna vita e quindi ogni vocazione davvero piena e affascinante. La veglia in San Matteo si è svolta di fronte al Santissimo Sacramento esposto solennemente sull’altare maggiore e con la proposta di tre testimonianze di vita: una suora della P.O.R.A. (sr. Monica), un giovane frate carmelitano (fr. Gian Paolo) ed un diacono permanente che vive nel matrimonio (Pierfranco).
La cifra che accomuna tutte e tre le vocazioni è un affidamento completo al Signore nella preghiera, un desiderio di donarsi agli altri che il mondo di oggi non riesce a sopire, una completezza di vita che in nessun altro modo può essere raggiunta.
E anche una buona dose di coraggio: non va negato, per seguire il Signore ci vuole decisione e coraggio, buttarsi in Lui, cercare il suo volto e scoprire che è sempre Lui per primo che ci guarda e ci accoglie. Il segreto di ogni vocazione è infatti tenere lo sguardo fisso su Gesù, è questo il messaggio dell’Arcivescovo padre Marco Tasca che cita a questo riguardo il noto racconto dei padri del deserto: come i cani della muta che non desistono dal rincorrono la volpe sono soltanto quelli che l’hanno vista, così anche per noi seguire il Maestro è mettere i nostri occhi nei suoi per perseverare fino in fondo.
Andrea Ravasi