Lo scorso 28 febbraio, alla biblioteca Berio, è stato invitato a parlare Paolo Borgognone, un giovane storico e saggista che ha già scritto 11 libri sui media, disinformazione, storia orientale e globalizzazione. Nella sua relazione ha presentato dapprima il cinema hollywoodiano parlando dei grandi colossal degli anni ’50, evidenziando come fossero funzionali alla propaganda del modello americano. Poi si è rivolto all’Italia ricordando la commedia all’italiana in cui il nostro cinema ha dato grandi contributi soprattutto nel rappresentare l’italiano medio. Numerosi richiami a registi come Monicelli o Pasolini che hanno saputo esprimere una critica non solo alla società ma anche agli intellettuali sedicenti rivoluzionari ma che poi di fatto vivevano il loro successo proprio grazie al sistema stesso che dicevano di voler combattere; critica questa, estesa a larga parte dei registi. Infine è arrivato a parlare di oggi, denunciando come tutti i film principali non sono che stereotipati cliché del sogno americano, con un’impostazione ideologica ultra neoliberale. I registi praticamente sono scomparsi assorbiti dai produttori che decidono tutto. È seguito un ampio dibattito da un pubblico folto, in cui si è riflettuto sul fatto che il cinema come i media in generale sono oggi s.p.a., e quindi solo chi ha denaro (le case di produzione) li finanzia e li possiede, e li gestisce come una impresa. Da qui segue che si producono film per compiacere lo spettatore medio e sbancare gli incassi. Si fa quindi appello agli istinti più bassi dell’uomo: consumismo sessuale; violenza; denaro; potere; e una visione manichea del mondo con i buoni da una parte ( gli americani),i cattivi dall’altra ( Cina, Russia, Iran, ecc) e un eroe che da solo salva, tutti. La salvezza non è mai vissuta in chiave collettiva, e alcuna riconciliazione o affettato sincero coinvolge i protagonisti, impegnati piuttosto a conseguire il loro solitario successo. Infine ha incoraggiato tutti a impegnarsi per ripensare a un modello migliore di società senza lasciarsi avvilire dalla dura realtà del, nostro tempo.
Gruppo Gioia Piena Università