Sabato scorso 22 maggio si è svolta al Santuario della Madonna della Guardia la Veglia di Pentecoste organizzata dalla consulta diocesana di Pastorale Giovanile insieme all’Arcivescovo padre Marco.
Finalmente siamo potuti tornare tutti insieme alla Guardia con il nostro Arcivescovo, accompagnati anche dai nostri nuovi diaconi, don Stefano, don Nicola e don Stefano, e da suor Elena e suor Monica che proprio lo stesso pomeriggio hanno celebrato la loro professione perpetua.
La Pentecoste è sempre un momento speciale dell’anno liturgico, il momento in cui sentiamo fortemente la presenza dello Spirto Santo, sempre presente nel nostro cuore, ma che in modo particolare scende su di noi con il fuoco della Pentecoste a illuminare il nostro cammino. Così come ci racconta don Stefano Macchiavello, appena ordinato diacono, con la sua testimonianza su come l’incontro con un frate venuto a benedire la sua casa abbia piantato nel suo cuore un semino di conversione, poi maturato con il tempo e con il servizio insieme ai disabili, un altro incontro che ha fatto sbocciare la sua vocazione a entrare in seminario. L’incontro con gli altri è quello che ci fa capire quale potrà essere la nostra vocazione, così don Stefano ci vuole lasciare un consiglio: “Sognate in grande, ma sogni che non riguardino solo voi stessi ma che coinvolgano anche gli altri. Apritevi a Dio e agli altri. E quando siete di fronte a una scelta chiedetevi se quello che volete fare è una cosa bella e se è una cosa giusta che porta unione: se ha queste tre cose allora è una scelta che viene da Dio e che porta a Dio e all’amore per il prossimo”.
Un’altra testimonianza che abbiamo potuto ascoltare è stata quella di Monica e Antony, con la loro bimba Pavitra, appena arrivata all’India. Monica e Antony ci hanno raccontato proprio la storia di come Pavitra è entrata a far parte della loro famiglia: da quattro anni cercavano di adottare un bimbo o una bimba e il percorso è stato decisamente lungo e pieno di ostacoli, tanto da essere tentati persino di lasciar perdere. Prima la lunga burocrazia delle procedure e poi le tante difficoltà legate alla pandemia, con continui rinvii, il viaggio da soli fino in India in un momento di alti numeri di contagi, l’incertezza di poter rientrare in Italia. “Ma avevamo comunque una speranza che questo sarebbe stato il momento giusto. Questa fiducia non veniva da noi, non era una cosa terrena e non ce la sappiamo spiegare. Veniva dal Signore: abbiamo avuto in lui un totale abbandono. E la preghiera è la cosa che di più ci ha sostenuto durante il viaggio, il sentire che tutti i nostri familiari e conoscenti stavano pregando per noi.” Antony e Monica ci esortano proprio a non perdere mai la speranza: “Dice il Vangelo “chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto”: se desiderate qualcosa non perdete mai la speranza e non lasciatevi influenzare dalle cose negative che stiamo vivendo in questo momento, perché sono una prova e passerà”.
Le testimonianze di don Stefano e Monica e Antony, così come la presenza dei nuovi diaconi e neo-professe suore, ci hanno davvero preparato ad accogliere lo Spirito Santo della Pentecoste, e all’incontro con gli altri e all’incontro con Gesù negli altri che ci cambia radicalmente la vita. Accogliamo allora questa grande grazia! Come ci ha esortato il nostro Arcivescovo padre Marco, tutti siamo pieni di Spirito Santo, lasciamo che ci “scombussoli un po’” quando ne abbiamo bisogno.
All’inizio degli Atti degli apostoli troviamo i discepoli tutti riuniti nel cenacolo insieme a Maria, “assidui e concordi nella preghiera”, ma impauriti e chiusi in casa. Erano cresciuti nella fede proprio con Gesù, il maestro migliore che potevano avere, avevano assistito ai miracoli, alle guarigioni, avevano ascoltato le sue parole, cenato con lui; eppure avevano adesso paura. Perché ancora pensavano secondo la loro psicologia, così come anche noi facciamo: pieni di dubbi sulla nostra storia, sulle nostre occasioni mancate, sulle opportunità che ci si potrebbero presentare. Pensiamo sempre di mettere a posto le nostre cose, le nostre “paranoie” per poi poterci dedicare interamente al Signore una volta pronti. Invece non è così, e neanche per gli apostoli non è stato così. È arrivato loro lo Spirito Santo che li ha letteralmente scombussolati ed è stato allora che hanno cominciato a uscire e andare. Tutti noi siamo pieni di Spirito Santo, lasciamo che il suo fuoco e il suo vento sconvolgano anche la nostra vita, ci faccia cambiare prospettiva, ci faccia cambiare la nostra realtà.
L’accensione del fuoco di Pentecoste sul piazzale del Santuario ci ha tutti riuniti in preghiera proprio perché lo Spirito Santo ci illumini, ci scaldi e ci guidi. Al termine della veglia padre Marco ha poi consegnato i tradizionali simbolici doni ai consacrati, alle coppie di sposi e agli educatori dei campi estivi, un dono simbolico per invitare a mettersi in gioco insieme ai giovani e per gli altri, perché la vocazione del diaconato, di sposi, di suore, sia sempre per gli altri. E per gli educatori perché possano regalare un sorriso e un momento di gioia ai tanti bambini e ragazzi che incontreranno quest’estate.
a cura di Francesca Marrollo
Di seguito alcune foto della veglia
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