Il 26 ottobre 1871 Don Bosco inviava a Genova don Albera con due giovani salesiani e tre capi laboratorio per fondare un’opera per giovani poveri e abbandonati. L’Opera sorse nella villa Oneto, di proprietà della famiglia Cataldi nella zona Marassi, presa in affitto dalla San Vincenzo di Borgo Incrociati. Don Bosco, pur riconoscendo che una villa per villeggiatura era inadatta ad un ospizio per ragazzi poveri ed abbandonati, si disse soddisfatto di cominciare l’opera nella certezza che si sarebbe trovato un locale più adatto. E l’11 novembre del 1872 un salesiano con cinque giovani prende possesso dello stabile San Gaetano che sarà appunto il luogo di Sampierdarena ove sorge il Don Bosco. Un trasloco problematico perché in quei giorni Genova fu sommersa da un nubifragio. Cosicché iI grosso della comunità di Villa Oneto raggiunse i cinque inviati in avanscoperta il 15 di novembre.
I figli di Don Bosco misero subito in moto il cantiere per sistemare la chiesa mal ridotta e per costruire ambienti ad uso di laboratori. In poco tempo i 40 ragazzi di Villa Oneto cresceranno fino a 200, a 300. A metà ‘900 erano 600.
Oggi “la città dei ragazzi”, così la definisce l’Eco di Don Bosco, sommando anche i giovani dell’Oratorio accoglie dai 1.000 ai 1500 giovani.
In questo secolo e mezzo di vita si può dire che il cantiere degli inizi non si è mai chiuso. D’altra parte la Divina Provvidenza non è mai mancata da parte dei genovesi che ritengono il Don Bosco “qualcosa di loro”. Verrebbe da chiedersi: che ne sarebbe di Don Bosco senza Genova e cosa sarebbe di Genova senza don Bosco?